In ricordo di un amico e maestro: Claudio Cesa
Abstract
La scomparsa di Claudio Cesa credo abbia colto molti dei suoi amici di sorpresa, tanto eravamo abituati, in occasioni di convegni e incontri di studio, a ricevere il dono della sua straordinaria acutezza intellettuale, sorretta da un’invidiabile forma fisica che sembrava avere arrestato lo scorrere del tempo. Sulla qualità del suo magistero, che ha educato intere generazioni di studiosi (compresa la mia) allo studio della filosofia classica tedesca, sull’acribia filologica che costituiva la pedana di slancio per gli ‘a fondo’ teoretici, di cui sono ricchi i suoi scritti, sull’amore e la fedeltà con cui ricostruiva le vicende e i personaggi della vita filosofica e culturale non solo italiana, sono state scritte dagli amici e dagli allievi pagine colme di ammirazione e di rimpianto. Qui, in queste poche note, vorrei soffermarmi più che sulla sua figura di studioso, sulla sua umanità, così come mi è stato possibile conoscerla grazie a una frequentazione che, seppure spesso interrotta, è stata sempre essenziale e preziosa attraverso un lungo arco di anni.