A priori. Note per un confronto tra Kant e Hegel

Di Federico Orsini

In: Hegel’s Philosophy as Metatheory XLVI , No. 1 ( 2017 )

Sezione Book Symposium

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Abstract

Un estratto dall’introduzione:

Nel secondo capitolo di The Powers of Pure Reason, intitolato «A Priori Synthesis», Ferrarin argomenta a favore di una tesi specifica circa il significato dell’«a priori» nella filosofia di Kant:

“La tesi che voglio difendere è che non abbiamo forme a priori che non siano la produzione di una sintesi pura spontanea. L’a priori non identifica forme date ma è usato per distinguere dalla recettività coinvolta nella percezione e nell’apprensione empirica il tipo di attività che effettuiamo quando costruiamo e apprendiamo forme matematiche, quando percepiamo fenomeni, quando intuiamo lo spazio occupato da questo tavolo, quando schematizziamo le categorie, quando agiamo in modo libero, quando produciamo forme-contenuto razionali. L’a priori è quel costituente della nostra esperienza che non può derivare dall’esperienza, cioè, la nostra attività costitutiva. L’a priori è l’a priori dell’empirico (PPR, p. 179)”.

Sebbene la formulazione proposta possa sembrare, a prima vista, come la semplice conferma di una standard view, secondo cui l’a priori è il carattere formale del complesso di condizioni non empiriche dell’esperienza (cioè, come si suol dire, indipendenti dall’esperienza), in realtà essa è la cristallizzazione di una vasta, complessa e originale ricostruzione del concetto kantiano di razionalità, il cui fulcro, riposto, sin dal primo capitolo, nell’agire con- forme a scopo, viene messo alla prova, nel corso dell’amplissimo secondo capitolo, attraverso la scrupolosa interrogazione sul significato della sintesi a priori.